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Lame, coltelli e ferri taglienti delle Alpi Occitane

Con l’Uvernada torna anche la Mostra Lame, coltelli e ferri taglienti delle Alpi Occitane che tradizionalmente affianca la grande festa della musica occitana nel racconto del territorio e della cultura materiale delle Valli di lingua d’Oc. L’appuntamento è per le ore 10 di domenica 3 novembre sotto i portici dell’Ala di Ferro di Saluzzo dove prendono forma l’esposizione dei coltelli artigianali di tradizione, provenienti quest’anno da 12 vallate, e le dimostrazioni pratiche che arrivano dalla Val Roja, con Alessandro Simonetti alla forgia e dalla Valle Po, con Mario Peiretti alla mola d’arrotino.

L’evento di questa sesta edizione della Mostra è invece dedicato alla Val Maira e a Falci di Dronero. Una lunga storia d’eccellenza e autorevolezza iniziata nel 1700 e giunta intatta ai nostri giorni. Lo dimostrano le Olimpiadi di Parigi 2024, dove la preparazione del campo di gara del nuoto è stato affidato alle lame droneresi. Usate, nel caso specifico, per tenere a bada la crescita delle alghe che infestano i fondali della Senna.
Si parlerà anche di questo nel corso dell’incontro col pubblico fissato alle ore 11 presso lo stand di Espaci Ousitan e condotto dal giornalista Aldo Papa, ideatore e curatore della Mostra Lame, coltelli e ferri taglienti delle Valli Occitane. La falce come attrezzo agricolo, protagonista nel mito, nella tradizione e nella storia del lavoro. Ma anche la falce come pretesto, quando a “rileggere” la lama è chiamato un gruppo d’artisti contemporanei. Uno dei quali si spinge sino a farci ascoltare la voce della falce. E’ la proposta della Mostra ”Le Falci nell’Arte, l’Arte delle Falci” prodotta dal Museo Mallé di Dronero e dall’Associazione Prometheus. Un geniale mix tra arte moderna, ricerca e archeologia industriale.
Ne parleremo con Ivana Mulatero, curatrice dell’esposizione e direttrice del Museo e con Stefania Riboli che ha lavorato alla progettazione e condotto le ricerche d’archivio.

Gli aspetti industriali legati alla produzione delle falci e la loro ricaduta sull’economia del territorio sono invece oggetto dell’intervento dell’imprenditore Carlo Pedretti, autorità nel settore del ferro, mentre Franco Baudino interverrà sulla tecnica e cultura dello sfalcio a mano. Argomenti cari allo scrittore elvese, custode della memoria dell’Alta valle e di un “sapere” antico, reso però attualissimo dai temi legati alla tutela ambientale, biodiversità e agricoltura sostenibile.
Chiude l’incontro Rosella Pellerino, direttrice scientifica di Espaci Occitan ed autrice, tra l’altro, di un prezioso lavoro sugli antichi termini occitani e l’evoluzione delle parole dello sfalcio. Frutto di una ricerca sugli Statuti della Valle Maira Superiore e sugli Statuti di Dronero, documenti storici rispettivamente risalenti al 1441 ed al 1498.
Accanto alla collezione del Museo del Vernantin di Vernante ed all’esposizione dei coltelli di
tradizione non mancano, anche quest’anno, novità e sorprese. E’ il caso dei Puukko finlandesi prodotti in Alta Val Varaita, coltelli lapponi nati all’ombra del Monviso, dalle mani di Stefano Protto.

Una storia avventurosa, quanto quella di Alessandro Serra da Caraglio che, dopo il tirocinio sull’isola di Shikoku col maestro Nobuya Hayashi, costruisce ora in Valle Grana il Tamahagane, coltello giapponese realizzato con la medesima tecnica metallurgica delle spade Katana. Alessandro Simonetti, con bottega nell’antico borgo occitano di Castellar in bassa Valle Roja, ci stupirà – da parte sua – per il particolare design delle lame ed i manici in legno dei suoi coltelli da tavola, nati per l’esclusivo e pluristellato ristorante Louis XV dell’Hotel de Paris a Montecarlo.
E c’è, infine, la Beidana occitana, arma leggendaria in uso alla milizia Valdese e di cui Il fabbro-filologo Pino Costa della Val Pellice, conserva gelosamente i segreti di costruzione. Le opere di recente fattura ed alcuni esemplari della sua collezione risalenti al 1600 raccontano di queste lunghe lame, simili al machete. Ma ci parlano anche degli 850 anni della comunità Valdese e della Beidana come “segno”, lasciato sul territorio dai poveri di Lione e dai loro discendenti, a simbolo di una fede incrollabile nelle proprie idee e di una penetrazione che ha interessato anche la Valli Varaita, Maira e Grana.

La via dell’acqua: tra sostenibilità e cultura occitana

Ecco il tema su cui, dal 26 Agosto al 2 Settembre 2024, si è incentrato G.Y.M. acronimo di Growing Youthful Material: il workshop residenziale interdisciplinare organizzato da SyDeRE – il Systemic Design Research and Education Center del Politecnico di Torino, diretto dal Prof. Pier Paolo Peruccio, Storico dell’Architettura e del Design e docente di “Storia del Pensiero Sistemico” presso lo stesso Ateneo. Fin dalla sua prima edizione svoltasi nell’autunno 2022 sempre a Saluzzo, G.Y.M. ha potuto fin da subito contare sulla preziosa partnership della Fondazione Amleto Bertoni, fino a diventare uno degli avvenimenti più significativi del progetto StArt – Saluzzo Storia e Arti.

Nato da un’idea di Gail Cochrane, indimenticabile talent scout nel mondo delle arti contemporanee e preziosa componente del Board di SyDeRE, G.Y.M., le cui 3 lettere rimandano al Gymnasium e quindi al ruolo di primo piano svolto da/con/ e per i giovani, con particolare riferimento al consolidamento della loro formazione scientifica, è un’attività di alta formazione che, nel contesto di rendere sempre più sinergica la componente della ricerca con quella della didattica, veri e propri perni intorno a cui si articola l’attività di un’Istituzione Accademica notevolmente apprezzata a livello nazionale ed internazionale come il Politecnico di Torino, ha deciso di declinare queste due componenti attraverso un’azione che nel mondo anglosassone assume l’appellativo “give back”: ovvero “la responsabilità” ma che diviene anche, e anzi soprattutto, “il piacere” di restituire alla società civile e al territorio le conoscenze scientifiche che si sviluppano all’interno del mondo accademico.
Per sviluppare a pieno un aspetto di questo tipo, che a livello di politica universitaria viene chiamata Terza Missione, SyDeRE Center attraverso G.Y.M. si è proposto di conseguire un obiettivo inedito nel panorama formativo italiano: rendere sempre più strategico il link tra due mondi che, ancora oggi, risultano distanti, a tratti quasi inconciliabili ma che invece rappresentano l’essenza stessa della dimensione progettuale.
Ci riferiamo da una parte al contesto progettuale più propriamente detto e rappresentato dagli Architetti e dai Designer provenienti dal “POLI”, a cui si unisce, dall’altra parte, quello di coloro che fanno riferimento al campo artistico, in particolare a quello delle Public Art rappresentato dagli studenti della NABA – la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. A queste due realtà, quest’anno, si è unita un’importante Scuola Internazionale di Design: Universidad Anáhuac México Campus Norte di Mexico City.

Ma qual è, in cosa consiste e come si articola il link di collegamento tra questi campi molto diversi?
Il link di è uno e coincide con la ricerca sulla dimensione sistemica del progetto compiuta da una nuova figura: l’“Intellettuale Politecnico”. Per questo il tema scelto nell’edizione 2024 di G.Y.M., la seconda consecutiva che si svolge a Saluzzo, segno che questa metodologia progettuale vede proprio nel territorio saluzzese un terreno più che fertile per manifestarsi e consolidarsi, è: “La via dell’acqua: tra sostenibilità e cultura occitana”.

All’interno della Valle Po, lungo l’asse Ostana – Saluzzo, i 14 Partecipanti al Workshop, divisi in due gruppi da 7 membri ciascuno ed in cui si dispiegavano profili formativi che spaziavano dal design sistemico all’architettura, dal design della comunicazione alle arti visive, si sono coagulati intorno a due temi principali: da una parte il Po, il Grande Fiume, che in questo caso assume più le caratteristiche del Giovane Fiume, dato che siamo nel primo tratto, quello che dalle sorgenti a Pian Del Re, all’ombra del Monviso, giunge fino al versante più occidentale della Pianura Padana; dall’altra parte la cultura occitana che rappresenta il carattere identitario di questo territorio: un patrimonio immateriale che da sempre supera lo spartiacque alpino per spingersi nei territori di lingua d’oc e da lì, attraverso il centro-sud della Francia, si diffonde verso i Pirenei e l’area catalana, il Golfo di Biscaglia e le coste Atlantiche.

Il Giovane Fiume e le molte Occitanie: due temi apparentemente molto diversi tra loro, ma la cui declinazione in termini di sostenibilità si pone l’obiettivo di trasportare, come la portata di un flusso continuo ma carsico, questo “Sistema” nel futuro.

GYM 2024 (Colophon)
Titolo: “La via dell’acqua: tra sostenibilità e cultura occitana”

Faculty:
Pier Paolo Peruccio (Politecnico di Torino – Direttore SyDeRE Center e Responsabile scientifico GYM), Stefano Boccalini (NABA-Nuova Accademia di Belle Arti, Milano), Lilian Gonzalez-Gonzalez (Universidad Anáhuac, México), Gianluca Grigatti (Politecnico di Torino), Stefano Serretta (NABA-Nuova Accademia di Belle Arti, Milano).

Partecipanti: 
Politecnico di Torino: Lorenzo Chiattone, Marina D’Intinosante, Daniela Malacasa, Tito Poles, Virginia Riggio, Francesca Testolin, Chiara Toso, Stefano Traini, Mattia Troncale, Josè Tomas Marchant Verdugo; NABA-Nuova Accademia di Belle Arti, Milano: Lucia Cappellazzi, Chiara Porzio; Universidad Anáhuac, México: Maria Rocío Díaz Torre Sanchez, Natalia Otegui Gómez.

Guest Lecturer: 
Sergio Berardo (Lou Dalfin), Laura Cantarella (Viso a Viso – Cooperativa di Comunità), Alberto Dellacroce (Direttore – Fondazione Amleto Bertoni), Stefano Fenoglio (Università degli Studi di Torino), Giacomo Lombardo (Sindaco di Ostana), Andrea Momberto (Presidente del Consiglio Comunale di Saluzzo).

Occitania

Il progetto è stato sviluppato per essere uno strumento didattico per bambini e bambine delle classi elementari. L’obiettivo è la diffusione della cultura occitana nelle generazioni più giovani del territorio piemontese attraverso la musica e le danze tradizionali occitane, permettendo inoltre una riflessione con le classi sul valore della diversità. Il progetto si declinerà in tre formati differenti, ma collegati tra di loro. Potranno essere utilizzati insieme o singolarmente:
  • Formato cartaceo: la realizzazione di un libricino illustrato in stile acquerello, che affronta il tema della diversità e della sovrapposizione di culture. Il racconto narra le avventure di una trovatrice che viaggia attraverso l’Occitania, incontrando nuove persone e scoprendo nuove culture. Il tema generale della storia è ‘la diversità come valore’, con l’obiettivo di insegnare che qualità come la condivisione e lo scambio sono fondamentali nella vita. Il libro include anche schemi di ballo e spartiti musicali semplificati per introdurre i più piccoli alla cultura della danza tipica occitana;
  • Formato digitale: deriverà dalla volontà di rendere il formato cartaceo più interattivo. Si potranno ascoltare le musiche e osservare (e imparare) i balli grazie ad animazioni.
  • Formato audiovisivo: creato per supportare Sergio Berardo, questo progetto segue la stessa narrazione del libro, arricchendola con dettagli visivi, come i balli, e musicali, come i suoni di alcuni strumenti tradizionali. Questi elementi saranno sviluppati in collaborazione con Sergio.

Parole dal Po

“Il fiume da mentore e amico prezioso, forte e degno di rispetto, si è trasformato in un servitore da spremere senza misure, la cui congenita irrequietezza procura fastidi e seccature. L’uomo purtroppo è fatto così: ha la memoria corta e trascura o addirittura guarda con sospetto e diffidenza quello che non conosce (o che ha dimenticato)” – da “Uomini e fiumi: storia di un’amicizia finita male”, Stefano Fenoglio, Rizzoli, Milano 2023.

Come l’uomo respira e non si rende conto di star respirando, così il fiume scorre e l’uomo non si rende conto del suo moto continuo, perché è sempre presente, sotteso alle vite quotidiane. Per questo motivo l’umanità ha iniziato a dare per scontato questa presenza e di conseguenza l’antico rapporto tra uomo e fiume è diventato parassitismo, sottraendo dai sistemi fluviali acqua, energia, spazio e vita. Come possiamo ricostruire quest’antica e importante amicizia smarrita?

Il nostro sito d’intervento è la città di Saluzzo, situata in prossimità alla sorgente del fiume Po ai piedi del Monviso. Nonostante la vicinanza il corso d’acqua non è visivamente presente in città, poiché in questo tratto il fiume si nasconde sotto terra per poi tornare in superficie nei paesi limitrofi. Di questa vicinanza seppur nascosta resta traccia lungo le strade del nucleo più antico della città, dove la pavimentazione è realizzata con ciottoli provenienti dal Po. È lungo questa traccia che noi vogliamo intervenire per riportare l’acqua del Po.
Il progetto prevede la realizzazione di un’installazione videomapping lungo la Salita Malacarne, nel centro storico di Saluzzo. Sulla pavimentazione verrà proiettato il corso d’acqua del Po attraversato da una serie di frasi idealmente pronunciate da questo fiume. Al canale visivo se ne aggiunge uno sonoro: il suono dell’acqua corrente del fiume accompagna il fruitore lungo tutto il percorso.
L’esperienza proposta simula l’attraversamento del fiume nella sua totalità, come unico corpo che unisce, partendo dalla sorgente e concludendosi alla foce.
L’intera installazione sarà fruibile esclusivamente nelle ore notturne: è nell’invisibilità del buio che il fiume torna a essere visibile in uno spazio, come essere vivente e senziente con un proprio corpo e una propria voce.